4 gennaio 2007 – Ripartiamo dal confronto romano
Saluti a tutti e a tutte,
noi del Jonathan – Diritti in movimento di Pescara siamo esterrefatti dalla ingente quantità di scritti, comunicazioni, avvisi, inviti e quant’altro che il movimento omo/transessuale produce, spesso inutilmente.
Ed è per questo che siamo ancora più sconcertati del solito quando siamo costretti ad assistere a una polemica pietosa su dove fare il Pride.
Scusateci, ma per noi sono altri i problemi di cui si dovrebbe discutere, problemi di cui si era appena iniziato ad accennare in quello stupendo incipit che sono stati gli Stati Generali. Per esempio la posizione che il movimento deve prendere nei riguardi di questo governo che ha promesso, ha preso, ma che per ora non ha né dato né mantenuto (e non sembra intenzionato a farlo); per esempio come porre un freno all’ondata di estremismo religioso che si sta sempre più rinsaldando sugli scranni parlamentari, pur non rappresentando la maggioranza degli italiani; per esempio come organizzare e diffondere la cultura delle libertà individuali, dei diritti dei singoli e della libertà dei cittadini contro la conservazione di privilegi, obblighi, silenzi e negazioni; per esempio come fare per spingere il ministero della salute e quello dell’istruzione a fare insieme una campagna di informazione e prevenzione all’AIDS nelle scuole medie e superiori; per esempio come creare un’istituzione governativa attiva che lotti contro l’omofobia e la transfobia, e contro tutti i tipi di razzismo e sessismo.
Questi per noi sono i problemi su cui si dovrebbe discutere. E alla fine della discussione, quando tutti sapremo perché fare un Pride, quando tutti avremo bene in mente i motivi che ci legano, i motivi che legano tutti noi a una manifestazione di lotta politica e sociale, e non solo alla semplice celebrazione di un avvenimento – la rivolta di Stonewall – che oggi, in Italia, sembrerebbe pura fantascienza, soltanto allora sarà possibile discutere sul luogo o su come venire vestiti.
Tutto ciò che abbiamo letto fino ad adesso, porta soltanto all’applicazione della teoria del divide et impera, dalla quale ci tiriamo fuori prima di sporcarci le scarpe.
Jonathan – Diritti in movimento non sosterrà né parteciperà a nessun Pride – unitario, frammentario, parcellizzato, rateale, bolognese, romano, ragusano, milanese, esquimese o altro – senza leggere e condividere una comune “piattaforma”, possibilmente poco “piatta” e molto esigente: ripetiamo che in Italia, oggi, non c’è e non c’è stato assolutamente nessun avvenimento degno di celebrazione. Chiunque volesse celebrare, può andare all’Europride di Madrid. Lì sì che si può litigare, anche sulle futilità.
Saluti a tutt*
Jonathan – Diritti in movimento