7 aprile 2007 – L’altro calvario
Matteo non si è suicidato. È stato ucciso dopo anni di Calvario, un omicidio che resterà impunito. Non ci sarà processo, non ci saranno colpevoli né condanne. I mandanti non saranno mai messi dietro le sbarre e nessuno sarà chiamato a difendersi e a giustificare la propria condotta. Nessuno sul tavolo degli imputati. Ogni cosa resterà al suo posto come se nulla fosse successo. Nonostante questo la sua morte rappresenta un grido disperato di ribellione di un ragazzo appena sedicenne che non ha più voluto vivere in un mondo ostile, sordo e crudele. Proprio quando Matteo cercava di costruirsi una identità si è trovato di fronte rifiuto, derisione e disprezzo. Chiunque di noi, a qualsiasi età e condizione, di fronte a tanto non avrebbe potuto reagire diversamente. Come un antico eroe giapponese colpito nell’onore, Matteo si è inferto una coltellata al petto e ha concluso la sua breve corsa lungo la vita su un marciapiede. Nessuno pagherà per questo omicidio ma tante coscienze dovrebbero interrogarsi, tante bocche dovranno tacere e tante altre dovrebbero parlare e uscire dal silenzio. Riuscirà la coscienza di coloro che, in veste di politici e di rappresentanti del popolo, hanno dileggiato e umiliato milioni di esseri umani che con forza rivendicavano i propri diritti, a sopportare tanto peso? Riuscirà la coscienza degli alti gerarchi della Chiesa Cattolica che hanno condannato con disprezzo e con parole pesantissime chi decide di vivere pienamente secondo il proprio orientamento sessuale, a sopportare tanto peso? Ed è proprio alle coscienze dei singoli, a prescindere da ideologie e da ruoli, che l’Associazione Jonathan – Diritti in movimento fa appello affinchè questo episodio, e tantissimi altri che quasi quotidianamente accadono senza nessun risalto nelle cronache, possa rappresentare prima di tutto un momento di riflessione e successivamente attuazione di azioni concrete.
La nostra Associazione, in nome di tutte le persone che rappresenta, chiede alle istituzioni e alla politica locale di prendere pubblicamente le distanze dalle dichiarazioni di quegli esponenti che quotidianamente non perdono occasione di argomentare la propria opposizione a qualsiasi tipo di legislazione volta a cancellare le discriminazioni ancora esistenti, con espressioni offensive e violente verso le persone omosessuali e transessuali. Tali atteggiamenti non fanno altro che aumentare il clima di omofobia e transfobia che alimenta episodi come quelli riportati dalle cronache di questi giorni. Ribadiamo, con forza e determinazione, la necessità che, anche a livello locale, siano presi provvedimenti volti ad abbattere qualsiasi discriminazione per orientamento sessuale, riferendoci soprattutto all’approvazione di un registro delle Unioni Civili e a uno Statuto Regionale che condanni espressamente le discriminazioni per orientamento sessuale. Inoltre è necessario che si attuino interventi diretti nelle scuole per l’attuazione di progetti di informazione e di sensibilizzazione degli alunni e degli insegnanti.
Inoltre, chiediamo al Vescovo della nostra città di ricordare nell’omelia pasquale le memoria di Matteo e di chiarire se la posizione della Chiesa è quella espressa da Monsignor Bagnasco nelle note dichiarazioni pubbliche. Il silenzio assordante della Chiesa di fronte a questo episodio, è ancor più pesante delle parole dette nell’ultimo periodo per tutte le persone omosessuali e transessuali credenti che si trovano a dover conciliare il proprio credo con la propria identità sessuale e affettiva.
Jonathan – Diritti in movimento