NOI VEGLIAMO PER LA COSTITUZIONE, ALTRI PER LA DISCRIMINAZIONE
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Questo è scritto nella Costituzione italiana, all’articolo 3, uno dei fondamentali. È un principio bello e sano, parla della voglia di una società migliore, più giusta e più aperta.
È quella società che oggi tutti diciamo di voler proteggere dalla violenza fondamentalista.
La pari dignità sociale e l’uguaglianza davanti alla legge spettano a tutte le persone, uomini o donne, bianche o nere, parlino esse l’italiano o altra lingua, credano esse nel Dio cristiano o in altro Dio, che siano ricche o povere e comunque la pensino in politica. A loro si chiede di essere oneste, solidali e di non far del male agli altri. Semplice.
C’è però chi monta la guardia perché l’articolo 3 abbia un limite: qualcuno veglia perché teme che le ‘condizioni personali’ siano sì soggette a pari dignità, ma non troppo.
Sono le Sentinelle in piedi, scolorita imitazione dei Veilleurs debout francesi, quanto di più lontano, oltralpe, dai principi di libertà, uguaglianza e fraternità che da oltre duecento anni hanno offerto linfa vitale alla nostra cultura civile.
Alle Sentinelle non piace che tra le condizioni personali da tutelare vi sia quella dell’amare l’altro a prescindere dal genere: che donna ami donna o uomo ami uomo, per loro questo è ammesso fino a un certo punto, fino a che la cosa non acquista dignità sociale, cioè quella parità e quell’uguaglianza delle quali parla l’articolo 3 della Costituzione.
Le Sentinelle vegliano per questo. Vegliano perché non vi siano in Italia leggi che favoriscono la parità vera nelle unioni, anche tra le persone omosessuali, e perché non si approvi in Italia la legge che punisce l’omofobia, un atteggiamento subdolo che s’insinua quotidianamente nella vita di molte persone (almeno un decimo della popolazione) o che vi entra violentemente e che in ogni comunità civile viene finalmente e giustamente perseguito.
Ci dicono, le Sentinelle, che la legge contro l’omofobia vieterebbe la libertà d’espressione. È falso: il disegno di legge inchiodato da due anni nelle aule parlamentari specifica che “non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente ovvero anche se assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei principi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni”.
Il disegno di legge tutela la libertà di espressione tanto che si potrebbe ritenere che atteggiamenti omofobi, se assunti per esempio in ambito politico, non siano perseguibili.
Da un sondaggio condotto dall’Unione europea tra persone omosessuali e transessuali, il 96% di quelle italiane si è sentito offeso dall’ascolto di battute quotidiane, il 91% da un certo fraseggio della politica, il 79% da espressioni di vero e proprio odio, il 69% avrebbe subito aggressioni o molestie. Nella scala europea, siamo tra i peggiori.
Tutto questo accade anche grazie al fatto che il nostro Paese è colpevolmente ritardatario nell’emanazione delle leggi per il riconoscimento delle unioni tra persone omosessuali, che quasi tutti i Paesi europei hanno già approvato.
Nelle piazze italiane qualcuno sta in piedi perché altri vivano in ginocchio.
Noi no. Noi oggi stiamo in piedi perché l’articolo 3 della Costituzione italiana non venga svilito.
C’è chi si sente in guerra con qualcuno e pensa che debba far la sentinella. Noi no, noi non siamo in guerra, noi vogliamo l’uguaglianza e la pacifica convivenza.
Tra i tuoi amici e famigliari, lo dicono statistiche ormai consolidate, uno su dieci è omosessuale o forse vive con disagio il proprio genere. Pensaci e chiediti se ritieni giusto che viva sentendosi discriminato e offeso.
Jonathan – Diritti in movimento
Collettivo Studentesco Pescara
So.Ha – GiovaniCittadiniAttivi
Abruzzo Social Forum