(Siamo proprio dei) Coglioni!
È vero. Ero a Roma il 14 febbraio 2004, al Kiss2PACS. Insieme a me avrebbero dovuto esserci tutti gli omosessuali italiani. Le statistiche dicono che siamo il 10% della popolazione, quindi avremmo dovuto essere cinque milioni. Non lo pretendo, so che molti non possono per questione di soldi, età, impegni, forse impedimenti fisici, per disinformazione… Diciamo che, allora, avremmo dovuto essere un misero 1% della popolazione, ci accontentiamo di poco. 500.000 anime. In quella piazza, a lottare – perché di lotta politica si trattava – eravamo sì e no 3000 persone, almeno secondo le stime, ma secondo me, a colpo d’occhio, io non ne avrei contate fino 2000 eterosessuali compresi !!!
Riassumiamo, quindi: a una manifestazione nazionale di lotta per i diritti, in particolare delle persone omosessuali, gli interessati presenti saranno stati meno di 1500. Vi rendete conto? Viene allora da farci una domanda: ma per chi lo stiamo facendo? In questi mesi Jonathan si sta facendo in quattro per spingere il più possibile il Comune di Pescara ad approvare una delibera che permette l’istituzione di un registro per le coppie di fatto – una specie di PACS, in versione cittadina – ma per chi? Poi, la nostra televisione, Gay.tv, rischia di chiudere a causa della poca pubblicità; sta chiudendo perché nessuna marca, tranne Dolce e Gabbana e l’operatore telefonico “3” vuole fare pubblicità su quel canale, per paura di inimicarsi i bigotti benpensanti. Eppure, ad esempio, a quanti stilisti oggi noi diamo i nostri soldi, che sembrano vadano bene, anche se sono soldi “froci”? Ci sono molti nomi che, pur vivendo grazie alle nostre tasche, evitano di prenderci in considerazione come potenziale realtà d’acquisto… Si arricchiscono grazie a noi, al nostro gusto, alla nostra tendenza a fare moda ma poi ci voltano le spalle definendoci un target non proprio ottimale per le loro campagne promozionali… Sia chiaro, non ho nulla da ridire contro le scelte morali (economiche?) degli imprenditori, ma contro quei gay che non li boicottano. Per salvare la nostra televisione ci viene chiesto di dimostrarci, una volta tanto, uniti. Di comprare tutti un cd – Movin’ Out – per far capire alla gente, alle aziende, agli inserzionisti che il potere di acquisto gay è molto forte in Italia. Dobbiamo fare in modo che la compilation di Gay.tv arrivi in testa alle classifiche di vendita italiane. Insomma facciamo sentire che esistiamo e che riusciamo a influenzare il mercato.
Finora, però, chi lo ha fatto? Ho sentito i commenti di un mio (ormai ex-) amico che mi diceva che, però, comprare il cd era rischioso perché era uno scoprirsi. Scoprirsi, sì, davanti a una cassiera di quegli enormi centri commerciali che se ti vede in faccia è già tanto. Lottiamo uniti, tutti insieme una volta tanto, perché l’essere omosessuali non si riduca solo a una questione di culi e piselli, ma sia qualcosa di più, una coscienza, una cultura.
Facciamo sentire che noi gay non siamo solo “baracconi da circo”, come spesso ci definiscono e che il mondo gay non va sottovalutato sotto tutti i punti di vista. Se non ce la facciamo, se perdiamo anche questa volta – per qualunque motivo: paura, menefreghismo, (finte) pretese di superiorità rispetto alla comunità, ecc. – avremo dimostrato che ci meritiamo di vivere nell’ombra e nella menzogna, perché saremmo proprio dei coglioni.