Forte, Gentile e Orgoglioso
Verso il primo Pride d’Abruzzo 2020
Noi persone LGBT+ siamo state discriminate in varie epoche storiche e da diversi sistemi di potere politico, militare o religioso, sulla base della nostra non conformità ad un modello unico di vita, sessualità ed affettività.
Modello proprio del dominio patriarcale che si richiama allo schema unico e binario uomo-donna da applicare alla globalità delle possibili relazioni amorose. Modello spesso così violento e profondamente interno alla vita sociale che noi stessi e noi stesse, per lungo tempo, lo abbiamo interiorizzato, negandoci come parti differenti di una società naturalmente poliedrica.
Similmente al movimento delle donne, abbiamo percorso un difficile, lungo, tortuoso ed a volte inconsapevole processo di liberazione da ostacoli, paure, preconcetti, colonialismi culturali, sessualità ed affettività imposti. Percorso di liberazione non violento che non obbliga nessuno e nessuna ad accettare e fare proprio il nostro immaginario e le nostre pratiche di vita, le nostre lotte. Siamo coscienti della profondità delle radici socio-culturali e della pericolosità della violenza, la subiamo da millenni! Conosciamo bene la violenza fisica come quella dello sguardo e della parola, per questo ci guardiamo bene da riproporla nel nostro agire quotidiano!
Abbiamo visto uccidere, opprimere, deridere, soffrire i nostri fratelli e le nostre sorelle che, oltre alle oppressioni condivise con altri settori sociali, come quelle di classe o di genere, hanno sopportato un surplus indicibile di oppressione a volte così insopportabile da portare al suicidio. Spesso siamo state/i sottoposte/i alla medicalizzazione delle nostre identità con pratiche invasive falsamente ed illusoriamente curative esattamente come qualcuno vorrebbe anche oggi per paura della nostra “scandalosa” diversità.
Siamo coscienti che il nostro percorso di liberazione è stato possibile anche per il continuo progredire del genere umano e delle lotte di leghe sindacali, organizzazioni politiche e popolari, movimenti di donne e di oppressi contro ogni tipo di sfruttamento. È stato così che, mano a mano, si è dischiusa la possibilità storica di identificarci e percepirci non più come singoli individui in difficoltà ma come comunità di persone degne e diverse che condividono percorsi di vita comuni. Una comunità che si è percepita come portatrice di un modo diverso e proprio di vivere ed amare per affermare il quale abbiamo lottato duramente, pagando a volte anche con la vita. Una moltitudine di persone che, lottando contro un modello unico e patriarcale, ha costruito una pratica di vita vissuta diversamente nonostante tutto e tutti nella quotidianità delle relazioni umane. Ci siamo difesi e difese dalla costruzione di modelli sistemici a noi estranei che ci volevano fenomeni da baraccone o normalizzati e normalizzate, ora assimilando i maschi omosessuali tout-court allo stereotipo dell’universo femminile, e le donne lesbiche in simil modo agli stereotipi maschili, ora ottimi consumatori e consumatrici di un mercato di nicchia su cui fare profitto, altro che diritti! Il nostro futuro, lo sappiamo, sta nella difesa dalle tante varianti oppressive del sistema insieme alla realizzazione dei nostri sogni.
Non vogliamo rubare diritti a nessuna persona, vogliamo spazi di agibilità culturale, sociale, giuridica e politica che ci garantiscano la non discriminazione e la libertà piena. Siamo dovunque e dovunque dobbiamo avere la possibilità di esercitare i nostri diritti senza discrimini, in Italia e su tutta la Terra.
Per questo, di fronte ad un mondo che discrimina, che rompe ponti e blocca porti, che fomenta l’odio verso il diverso da sé, che tenta di tornare indietro anche sui diritti minimi nostri e di tutti i cittadini e le cittadine, affermiamo la nostra piena adesione alla Carta Costituzionale che vogliamo più applicata ed altrettanto chiaramente affermiamo la nostra visione non violenta, antisessista, antirazzista ed antifascista della vita.
Per queste ragioni, rivendicando le nostre radici da Ulrichs a Sylvia Rivera e Harvey Milk, ricordando sempre le sorelle ed i fratelli costrette/i a migrare da regimi autoritari anche per persecuzioni legate alla propria identità ed orientamento sessuale, ci sentiamo parte e dentro un mondo globale in movimento per la affermazione di migliori condizioni di vita dell’umano e dell’ecosistema di cui siamo parte.
Noi associazioni, impegnate da anni nella difesa dei diritti LGBT+ in Abruzzo, sulla base delle esperienze pluriennali fin qui maturate come singole organizzazioni e come comunità a partire dalle attività organizzate con “Loves” a 50 anni da Stonewall, pensiamo sia arrivato il momento di fare un ulteriore passo in avanti. E’ giunto il tempo di promuovere per il 2020 il I° Abruzzo Pride che valorizzi e rilanci su tutto il territorio regionale la lotta per la non discriminazione e per l’affermazione dei diritti. Per questo vogliamo lavorare a partire da oggi per costruire momenti informativi, approfondimenti, eventi culturali ed istituzionali che abbiano poi sbocco in una Marcia per l’Orgoglio, Pride appunto, da tenersi a Pescara il 27 di giugno del prossimo anno.
Chiamiamo le realtà sociali, culturali, religiose, sindacali ed istituzionali a partecipare all’intero percorso che vorremmo il piu’ inclusivo, coinvolgente e gioioso possibile. Il bisogno di vivere un amore libero ed universale senza pregiudizi non appartiene solo al nostro mondo LGBT+ ma a tutti e tutte.
Lo dobbiamo fare insieme non solo per noi stessi e noi stesse ma per dare una prospettiva ai tanti e alle tante che ancora oggi sono costretti e costrette a nascondere la propria sessualità per non subire odiose discriminazioni a casa o nei luoghi di lavoro. Dobbiamo farlo per tutte le giovani persone che si sono trasferite nelle grandi città non solo per lavoro o studio ma perché è difficile vivere alla luce del sole la propria identità in libertà e sicurezza. Ci colpiscono soprattutto nel campo dell’affettività e nell’applicazione piena dei diritti, più che nella sessualità come dimostrano anche i casi più recenti di violenza in Abruzzo. Vogliamo essere liberi e libere di tenerci per mano, regalarci delle semplici carezze, guardarci teneramente, passeggiare insieme ai nostri e alle nostre partner ed ai nostri bambini e bambine in ogni dove senza essere bersaglio di derisioni,violenze fisiche e verbali.
Vorremo che sia un Pride che solleciti gli eletti e le elette nelle istituzioni ad approvare mozioni, ordinanze, leggi contro la discriminazione che da tempo abbiamo richiesto. Un Pride che richiami le istituzioni scolastiche a non negare l’esistenza di uno specifico ostracismo culturale ed a reagire all’omofobia non solo nel campo disciplinare ma con azioni positive di inclusione ed informazione.
Il nostro diritto ad amare senza paure e costrizioni può affermarsi se nella società tutta stereotipi e pregiudizi cederanno il passo alla piena realizzazione dei diritti collettivi e personali di ognuno e ognuna di noi. E dipende dall’impegno quotidiano di tutte/i.
Coordinamento AbruzzoPride