Il Coordinamento Abruzzo Pride indignato per la mozione del Comune di Pescara “Sostegno alle maternità difficili: urgenza non rimandabile”
Come Coordinamento Abruzzo Pride, la mozione comunale approvata dalla maggioranza del Comune di Pescara in data 31 Marzo 2021 ci indigna profondamente.
Registriamo con rammarico un nuovo accanimento sui corpi delle donne e delle persone con utero.
L’Amministrazione aternina vuole inserire nel prossimo Bilancio utile delle risorse finalizzate a fornire sostegno a chi volesse abortire a causa delle condizioni socio-economiche in cui queste persone si trovano.
Questa decisione viene giustificata, senza citare alcuna fonte o dato riscontrabile, da considerazioni secondo cui le interruzioni volontarie delle gravidanze avvengono a causa dell’indigenza e dell’aggravamento delle condizioni economiche conseguenti alla pandemia in corso.
Questa base argomentativa ignora completamente l’autodeterminazione delle donne e delle persone con utero nei processi gestativi. Molte gravidanze vengono interrotte anche per ragioni diverse da quelle economiche.
Questa mozione non considera minimamente alcune delle problematiche strutturali permeanti la nostra Nazione. Sono molti i fattori ad ostacolare un percorso genitoriale: la precarietà lavorativa, il costo troppo elevato delle abitazioni rispetto agli stipendi, la mancanza persistente degli Asili Nido e Scuole dell’Infanzia nonché le discriminazioni subìte dalle donne e dalle persone con utero a causa del loro genere (molte perdono il proprio lavoro dopo essere diventate diventate genitori).
La reale e completa applicazione della Legge 194/78 si ottiene grazie alla prevenzione, al sostegno e l’accesso ai servizi.
Una corretta prevenzione permette una diffusa e accessibile conoscenza all’educazione sessuale e alla sfera contraccettiva.
Un ingente sostegno in campo psicologico, sociale ed economico agevola chi desidera una gravidanza fornendo le condizioni necessarie per portare a termine la gestazione.
L’accesso ai servizi dev’essere libero e garantito, affinché vengano offerte informazioni adeguate ed esaustive riguardo alle esigenze mediche, organizzative e psicologiche in caso si voglia interrompere volontariamente una gravidanza.
L’istituzione della “Festa della famiglia e della vita” appare altresì una mera decisione propagandistica: anziché mirare a una piena attuazione della Legge 194/78, mortifica chi vuole interrompere o ha interrotto una gravidanza, additando queste persone come “irrispettose della vita”. Questo giudizio morale è inaccettabile.
La Legge 194/78 non si tocca e i corpi delle donne e delle persone con utero non sono oggetti sui quali far politica strumentale.