29 gennaio 2007 – Di sede in sede(re)
Da tempo, esattamente da dopo il TorinoPride2006, c’era nell’aria un che di sfida tra il Mario Mieli e l’Arcigay per il luogo del pride del 2007: Roma o Bologna ? Il Mario Mieli proponeva Roma, perché sede del governo – e, naturalmente, perché sede del Mario Mieli. L’Arcigay proponeva Bologna, perché sede dell’Arcigay, adducendo la scusa di un anniversario quanto mai inappropriato. La polemica diventa diatriba, la diatriba faida, e la faida una farsa familiare napoletana. Perché di comunicato in comunicato, si va a finire con la convocazione di un incontro di “tutto il movimento” prima a Milano e poi a Roma proprio per chiarire questo dubbio amletico: Roma o Bologna ?
Ed ecco che quindi bisogna spendere qualche parola per il recente incontro romano del 14 gennaio. Prima di tutto, dobbiamo dire che noi ce ne siamo tirati fuori, perché riteniamo inutile stare a discutere sul dove fare un pride e non sui motivi che lo rendono necessario, così come troviamo inutile questa continua cantilena che richiama all’unità del movimento, come a voler far sembrare a tutti i costi unita una realtà di per sé frammentata, litigiosa e vendicativa.
Noi ce ne siamo tirati fuori “prima di sporcarci le scarpe”, e come noi, tante associazioni hanno polemizzato con questo incontro così futile. Molte altre non sono andate perché, soprattutto negli ultimi tempi, viaggiare così spesso è diventato un problema di costi.
Quindi, facendo due conti, se agli Stati Generali del 30 settembre c’era “tutto il movimento”, e cioè un centinaio di persone in rappresentanza delle circa 40 associazioni aderenti, a quest’ultimo incontro, leggendo il documento che ne relazionava la decisione, erano presenti 21 associazioni.
Ed è qui che c’è l’inganno: 23 sono le firme che sottoscrivono la decisione di fare il pride Roma nel 2007, e a Bologna nel 2008 (e perché mai?), ma non le associazioni presenti all’incontro, perché discutendo con le altre associazioni, siamo venuti a sapere che qualcuno, alla fine dell’incontro, ha fatto un giro di telefonate chiedendo la sottoscrizione del documento agli assenti. Sappiamo che alcuni “sottoscrittori” non erano presenti. La nostra paura è che molti altri non ci fossero, ma siano stati “messi presenti” successivamente, quando hanno sottoscritto una decisione già presa da altri.
Ma allora diamogli una contata a questo fantomatico “tutto il movimento” che ha deciso il luogo del pride del 2007, del 2008 e che non ha ancora presentato uno straccio di documento che ne esponga le ragioni e le richieste.
Se scoprissimo che, in realtà, “tutto il movimento” erano tanti quante le dita di due mani, oppure meno? Una decina di persone che, non essendo state nemmeno elette da una maggioranza, si arrogano il diritto di fare il bello e il cattivo tempo per tutti coloro che lottano per i diritti civili delle persone omo/transessuali, di decidere cosa fare, dove e quando farlo, in che modo parlarne, che dettano l’agenda degli incontri, che trovano motivi futili per far scannare “la base” e tirar così acqua al loro mulino, che parlano di noi e per noi con questa classe politica marcia che ci ritroviamo.
Insomma, non è un bello spettacolo. Primo perché, da quando è iniziata questa stupida polemica, tutte le energie del movimento sono state sprecate per dichiararsi a favore di questa o quella parte, o per dichiararsi estranei e schifati, ma nessuno ha continuato a pressare il governo per ottenere una legge sui PACS, sui matrimoni civili tra persone omosessuali, contro l’omofobia e i crimini d’odio; e secondo perché ora, col senno di poi (di cui son piene le fosse), ci sembra che gli Stati Generali, in cui noi e altre associazioni regionali abbiamo tanto creduto, e per cui ci siamo tanto impegnati, siano stati solo una mossa, una manovra il cui vero scopo non era coordinare tutti verso una meta finale, ma spingere tutti, la mandria, dal giogo bolognese a quello romano – dalla padella alla brace.
Jonathan – Diritti in movimento