Per chi è omosessuale, l’estate è stata più calda
Un testo sulla famiglia ispirato dalla curia romana dove si insultano i gay. Un anatema della Santa inquisizione contro le unioni civili tra omosessuali. Un decreto sulle discriminazioni sul lavoro che nasconde nelle pieghe un arretramento rispetto alle direttive europee (del resto i partiti del centro/destra hanno applaudito a Ratzinger). Il pestaggio dell’organizzatore del Gay pride di Bari… Noi rispondiamo invitando a firmare la petizione a sostegno di una legge sul Patto civile di solidarietà e a prestare attenzione a tutte le proposte di legge che riguardano le unioni civili.
E chiedendo al Sindaco di Pescara, Luciano D’Alfonso, di istituire un Registro delle coppie di fatto. È quasi da almeno sette anni che nelle aule delle commissioni parlamentari giungono proposte di legge sul riconoscimento della convivenza civile (tra persone anche dello stesso sesso, ma non solo). Per lo più sono state presentate da eletti nei partiti della sinistra – dai DS ai Verdi, a Rifondazione Comunista – ma anche da una deputata di Forza Italia, Anna Maria De Luca.
Sulla necessità del riconoscimento delle unioni civili convergono del resto tutte le organizzazioni omosessuali, anche quelle, come Gay Lib (dove Lib non sta per Liberation, ma per Liberal), apertamente schierate a destra.
In sette si sono alternati diversi governi e maggioranze opposte, ma una legge sulle unioni civili non si è vista.
Invece in Europa… da due anni in Olanda il matrimonio tra omosessuali è riconosciuto (ne sono stati celebrati oltre 4.000), in Germania il contratto di Vita in comune regola anche per i gay le questioni legate alla previdenza e all’eredità, in Belgio vige qualcosa di simile (cioè il registro delle unioni) e potrebbe essere approvata l’equiparazione dei matrimoni. Cosa che in Svezia è realtà dal 1994.
E nel 1999 la Francia – latina almeno un po’ e pure abbondantemente cattolica – ha approvato il PACS, il Patto civile di solidarietà, cioè il riconoscimento delle unioni civili.
In alcuni Paesi (Olanda e Svezia) le coppie omosessuali hanno anche il diritto all’adozione.
Invece in Italia… il 3 luglio scorso il governo ha recepito con decreto la direttiva comunitaria del novembre 2000 sulla parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro.
Un fatto importante per chi, nella ricerca di occupazione o sul lavoro, è più esposto al pregiudizio: naturalmente (o innaturalmente), omosessuali e portatori di handicap.
Ma la direttiva protegge anche dalle discriminazioni dirette o indirette messe in atto per motivi legati alle convinzioni religiose e personali, o all’età.
Un piccolo passo avanti, anche se con un certo ritardo? In realtà, attraverso sottigliezze che richiedono approfondimenti (e ci torneremo sulla prossima fanzine), il governo Berlusconi sembra voler frenare gli eccessivi modernismi dell’Europa.
È infatti ambiguo su diverse questioni (discriminazioni verso gli omosessuali nelle forze armate) e contrastante con precise indicazioni dell’Unione: sull’onere della prova in caso di denuncia (che per il governo italiano spetta al discriminato, mentre per l’UE è il discriminante che deve provare di non esserlo) e sulla legittimità all’azione, a supporto e anche per conto della vittima, delle organizzazioni non governative (il governo italiano nega questa possibilità). Cavilli solo apparentemente banali, sostanziali per chi è oggetto di discriminazioni.
Tornando alle unioni civili, va detto che il tema (come del resto la direttiva contro le discriminazioni sul lavoro) non riguarda solo gli omosessuali: possono essere due anziani a condividere una parte della propria esistenza, o persone portatrici di handicap, o chiunque. Soggetti che non necessariamente trovano nel legame sentimentale la motivazione per l’unione civile.
Non a caso si parla di Patto civile di solidarietà.
Al momento, delle diverse proposte di legge, due sono le più autorevoli. Se non altro perché firmate da esponenti politici di primo piano.
Quella presentata da Franco Grillini, presidente onorario di Arci Gay e parlamentare diessino, e quella elaborata da altre due figure importanti del movimento a difesa dei diritti degli omosessuali, i deputati di Rifondazione comunista Titti De Simone e Nichi Vendola.
Il disegno di legge Grillini (Patto civile di solidarietà e unione di fatto) è sostenuto, tra gli altri, dai diessini Fassino e Violante, così come dai leader dei Verdi (Pecoraro Scanio) e dei Comunisti italiani (Diliberto).
La proposta De Simone/Vendola è porta in calce anche la firma di Bertinotti, leader di Rifondazione comunista.
La diessina Gloria Buffo ha firmato ambedue i progetti di legge.
La proposta proveniente dalle fila di Forza Italia c’è ma è un po’ orfana, non contando su autorevoli appoggi.
Essendo in corso la campagna Un Pacs avanti, la raccolta di firme promossa da Arci Gay a sostegno della proposta Grillini, Jonathan, come molte altre associazioni, non si è sottratta, perché il sostegno popolare potrà far sì che tutte le posizioni, al momento della discussione in Parlamento (che dovrebbe cadere il prossimo febbraio), portino al raggiungimento di un risultato.
Ma se ne discuterà in Parlamento?
Il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, figura autorevole e storica del conservatorismo cattolico, ha reso pubblico alla fine di luglio un documento intitolato “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”.
Ratzinger è un falco, anche nella scelta dei tempi.
Il documento della Santa sede sembra avere due obiettivi.
Il primo: compattare l’area cattolica per bloccare la discussione parlamentare. Richiamando tutti i parlamentari credenti, siano essi del centro/destra che del centro/sinistra, ad esprimere pubblicamente e in ogni sede la loro contrarietà alle unioni tra omosessuali.
Questo ha una certa rilevanza politica, che ricorda una Chiesa d’altri tempi.
Il secondo obiettivo potrebbe essere quello di isolare la condizione omosessuale da quella degli altri soggetti potenzialmente interessati dalle unioni civili.
Che dice il documento di Ratzinger?
Sulle unioni omosessuali, che nuocciono alla società e che pertanto non meritano riconoscimenti giuridici. Sul matrimonio, che è santo perché è condizione per donare la vita e che non può essere equiparato a unioni innaturali non generatrici, dunque non in grado di assicurare la sopravvivenza della specie umana.
Naturalmente ce n’è anche per le adozioni da parte di coppie omosessuali, che rappresentano una forma di potenziale violenza sui minori, quantomeno non atta a tutelarli.
E infine le solite manfrine sulla tolleranza (l’omosessualità va rispettata anche se contraria alle leggi della natura e della morale, ma non può essere legalizzata) e sulla castità (il sesso tra omosessuali è disordine e, dunque, che gli omosessuali pratichino almeno la castità).
I parlamentari cattolici vengono richiamati a un dovere morale.
Un tempo la congregazione presieduta da Ratzinger si chiamava Santa inquisizione e certi anatemi sanno di finocchio (nel medioevo, i suoi semi venivano gettati nelle fiamme, quando si mandavano al rogo gli omosessuali, per attenuare l’odore della carne che bruciava).
Sul merito del documento ci sarebbe molto da dire. Ma molto è stato detto, perché le argomentazioni sono trite e ritrite.
Gianni Geraci, portavoce del coordinamento italiano delle associazioni degli omosessuali credenti, ha constatato che “la Chiesa odia solo i gay felici”.
Per fortuna c’è Chiesa e Chiesa. Ci sono, per stare in Italia, don Franco Barbero e tanti sacerdoti che non classificano donne e uomini sulla base degli indirizzi emotivi.
Che comunque la lugubre Chiesa di Ratzinger si stia accanendo è un dato di fatto. Curato dal Pontificio consiglio per la famiglia, nella tarda primavera di quest’anno è stato pubblicato un volume di 800 pagine dal titolo “Lexicon” con sottotitolo “Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche”.
A pagina 220 è scritto che “La parte liberale tace in modo assoluto di fronte al fatto che l’abuso sessuale parta dall’educazione dei bambini nelle cosiddette famiglie composte da una coppia omosessuale. Un figlio adottato da una coppia omosessuale o una figlia adottata da una coppia di lesbiche diventa una facile vittima dei loro bisogni sessuali, diretti verso un partner dello stesso sesso”. Il volume contiene altre considerazioni, ma questa altro non è che un insulto…
È curioso che il tribunale di Bologna abbia archiviato in meno di un mese una denuncia per diffamazione presentata contro gli autori del Lexicon dall’Agedo (l’associazione dei genitori e degli amici degli omosessuali). La Giustizia non è poi così lenta!
In questo clima di tolleranza, a meno di una settimana dall’uscita di Ratzinger, Michele Bellomo, organizzatore del Gay Pride di Bari, dopo un anno di vita con la scorta, il primo giorno senza agenti al seguito è stato aggredito e massacrato di botte. Con lunga degenza in ospedale.
Ce n’è abbastanza per dire basta!
E per dire basta all’intolleranza e alla violenza, sia quella praticata che quella subdola delle parole, servono passi concreti.
Jonathan porterà una richiesta al nuovo Sindaco di Pescara, Luciano D’Alfonso.
Chiederemo al Sindaco di istituire, come è avvenuto in altre città, un Registro delle coppie di fatto.
Non scavalca le leggi e attiene alle facoltà del Comune. È un atto simbolico, ma può rappresentare una dichiarazione di uguaglianza laddove (per esempio nell’assegnazione di alloggi pubblici), coppie di persone conviventi ma non sposate necessitano di un trattamento non discriminatorio.
Sappiamo di chiedere al Sindaco una cosa non facile, perché nella sua stessa coalizione vi sono posizioni opposte. Nei programmi elettorali di Rifondazione comunista era scritto “siamo tutte/i lesbiche e gay. Un becero conservatorismo vorrebbe garantire alla sola famiglia tradizionale l’accesso alla casa e ai servizi. Coppie di fatto, etero ed omosessuali, giovani e non, ma anche anziani che scelgono di condividere il loro tempo, il loro spazio e le loro emozioni non sono cittadine e cittadini minori. Proponiamo il Patto locale civile e di solidarietà (con il Registro delle unioni civili), riconoscimento di eguali diritti per le cittadine e i cittadini che necessitano degli spazi essenziali di vita”.
Mentre la Margherita precisava: “L’impegno politico comune, in nome dello sviluppo giusto e solidale, con esponenti della cultura laica e con non credenti non può significare un affievolirsi dell’attenzione riservata ai temi della famiglia, sia pure nella sua accezione laica, affermata dall’art. 29 della Costituzione, che parla di “Società naturale fondata sul matrimonio” e che quindi non consente di parificare ad essa le unioni di fatto, né tanto meno le unioni omosessuali in particolare ai fini delle adozioni e della procreazione assistita” (ndr. Una citazione imprecisa sull’articolo 29. Ma, nell’imprecisione, tendenziosa).
Se però è vero che, come dicono ormai molte inchieste, almeno il 5% della popolazione è omosessuale (e non crediamo che Pescara costituisca un’eccezione), chiediamo al Sindaco di fare un importante (e coraggioso) gesto politico.
E chiedendo al Sindaco di Pescara, Luciano D’Alfonso, di istituire un Registro delle coppie di fatto. È quasi da almeno sette anni che nelle aule delle commissioni parlamentari giungono proposte di legge sul riconoscimento della convivenza civile (tra persone anche dello stesso sesso, ma non solo). Per lo più sono state presentate da eletti nei partiti della sinistra – dai DS ai Verdi, a Rifondazione Comunista – ma anche da una deputata di Forza Italia, Anna Maria De Luca.
Sulla necessità del riconoscimento delle unioni civili convergono del resto tutte le organizzazioni omosessuali, anche quelle, come Gay Lib (dove Lib non sta per Liberation, ma per Liberal), apertamente schierate a destra.
In sette si sono alternati diversi governi e maggioranze opposte, ma una legge sulle unioni civili non si è vista.
Invece in Europa… da due anni in Olanda il matrimonio tra omosessuali è riconosciuto (ne sono stati celebrati oltre 4.000), in Germania il contratto di Vita in comune regola anche per i gay le questioni legate alla previdenza e all’eredità, in Belgio vige qualcosa di simile (cioè il registro delle unioni) e potrebbe essere approvata l’equiparazione dei matrimoni. Cosa che in Svezia è realtà dal 1994.
E nel 1999 la Francia – latina almeno un po’ e pure abbondantemente cattolica – ha approvato il PACS, il Patto civile di solidarietà, cioè il riconoscimento delle unioni civili.
In alcuni Paesi (Olanda e Svezia) le coppie omosessuali hanno anche il diritto all’adozione.
Invece in Italia… il 3 luglio scorso il governo ha recepito con decreto la direttiva comunitaria del novembre 2000 sulla parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro.
Un fatto importante per chi, nella ricerca di occupazione o sul lavoro, è più esposto al pregiudizio: naturalmente (o innaturalmente), omosessuali e portatori di handicap.
Ma la direttiva protegge anche dalle discriminazioni dirette o indirette messe in atto per motivi legati alle convinzioni religiose e personali, o all’età.
Un piccolo passo avanti, anche se con un certo ritardo? In realtà, attraverso sottigliezze che richiedono approfondimenti (e ci torneremo sulla prossima fanzine), il governo Berlusconi sembra voler frenare gli eccessivi modernismi dell’Europa.
È infatti ambiguo su diverse questioni (discriminazioni verso gli omosessuali nelle forze armate) e contrastante con precise indicazioni dell’Unione: sull’onere della prova in caso di denuncia (che per il governo italiano spetta al discriminato, mentre per l’UE è il discriminante che deve provare di non esserlo) e sulla legittimità all’azione, a supporto e anche per conto della vittima, delle organizzazioni non governative (il governo italiano nega questa possibilità). Cavilli solo apparentemente banali, sostanziali per chi è oggetto di discriminazioni.
Tornando alle unioni civili, va detto che il tema (come del resto la direttiva contro le discriminazioni sul lavoro) non riguarda solo gli omosessuali: possono essere due anziani a condividere una parte della propria esistenza, o persone portatrici di handicap, o chiunque. Soggetti che non necessariamente trovano nel legame sentimentale la motivazione per l’unione civile.
Non a caso si parla di Patto civile di solidarietà.
Al momento, delle diverse proposte di legge, due sono le più autorevoli. Se non altro perché firmate da esponenti politici di primo piano.
Quella presentata da Franco Grillini, presidente onorario di Arci Gay e parlamentare diessino, e quella elaborata da altre due figure importanti del movimento a difesa dei diritti degli omosessuali, i deputati di Rifondazione comunista Titti De Simone e Nichi Vendola.
Il disegno di legge Grillini (Patto civile di solidarietà e unione di fatto) è sostenuto, tra gli altri, dai diessini Fassino e Violante, così come dai leader dei Verdi (Pecoraro Scanio) e dei Comunisti italiani (Diliberto).
La proposta De Simone/Vendola è porta in calce anche la firma di Bertinotti, leader di Rifondazione comunista.
La diessina Gloria Buffo ha firmato ambedue i progetti di legge.
La proposta proveniente dalle fila di Forza Italia c’è ma è un po’ orfana, non contando su autorevoli appoggi.
Essendo in corso la campagna Un Pacs avanti, la raccolta di firme promossa da Arci Gay a sostegno della proposta Grillini, Jonathan, come molte altre associazioni, non si è sottratta, perché il sostegno popolare potrà far sì che tutte le posizioni, al momento della discussione in Parlamento (che dovrebbe cadere il prossimo febbraio), portino al raggiungimento di un risultato.
Ma se ne discuterà in Parlamento?
Il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, figura autorevole e storica del conservatorismo cattolico, ha reso pubblico alla fine di luglio un documento intitolato “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”.
Ratzinger è un falco, anche nella scelta dei tempi.
Il documento della Santa sede sembra avere due obiettivi.
Il primo: compattare l’area cattolica per bloccare la discussione parlamentare. Richiamando tutti i parlamentari credenti, siano essi del centro/destra che del centro/sinistra, ad esprimere pubblicamente e in ogni sede la loro contrarietà alle unioni tra omosessuali.
Questo ha una certa rilevanza politica, che ricorda una Chiesa d’altri tempi.
Il secondo obiettivo potrebbe essere quello di isolare la condizione omosessuale da quella degli altri soggetti potenzialmente interessati dalle unioni civili.
Che dice il documento di Ratzinger?
Sulle unioni omosessuali, che nuocciono alla società e che pertanto non meritano riconoscimenti giuridici. Sul matrimonio, che è santo perché è condizione per donare la vita e che non può essere equiparato a unioni innaturali non generatrici, dunque non in grado di assicurare la sopravvivenza della specie umana.
Naturalmente ce n’è anche per le adozioni da parte di coppie omosessuali, che rappresentano una forma di potenziale violenza sui minori, quantomeno non atta a tutelarli.
E infine le solite manfrine sulla tolleranza (l’omosessualità va rispettata anche se contraria alle leggi della natura e della morale, ma non può essere legalizzata) e sulla castità (il sesso tra omosessuali è disordine e, dunque, che gli omosessuali pratichino almeno la castità).
I parlamentari cattolici vengono richiamati a un dovere morale.
Un tempo la congregazione presieduta da Ratzinger si chiamava Santa inquisizione e certi anatemi sanno di finocchio (nel medioevo, i suoi semi venivano gettati nelle fiamme, quando si mandavano al rogo gli omosessuali, per attenuare l’odore della carne che bruciava).
Sul merito del documento ci sarebbe molto da dire. Ma molto è stato detto, perché le argomentazioni sono trite e ritrite.
Gianni Geraci, portavoce del coordinamento italiano delle associazioni degli omosessuali credenti, ha constatato che “la Chiesa odia solo i gay felici”.
Per fortuna c’è Chiesa e Chiesa. Ci sono, per stare in Italia, don Franco Barbero e tanti sacerdoti che non classificano donne e uomini sulla base degli indirizzi emotivi.
Che comunque la lugubre Chiesa di Ratzinger si stia accanendo è un dato di fatto. Curato dal Pontificio consiglio per la famiglia, nella tarda primavera di quest’anno è stato pubblicato un volume di 800 pagine dal titolo “Lexicon” con sottotitolo “Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche”.
A pagina 220 è scritto che “La parte liberale tace in modo assoluto di fronte al fatto che l’abuso sessuale parta dall’educazione dei bambini nelle cosiddette famiglie composte da una coppia omosessuale. Un figlio adottato da una coppia omosessuale o una figlia adottata da una coppia di lesbiche diventa una facile vittima dei loro bisogni sessuali, diretti verso un partner dello stesso sesso”. Il volume contiene altre considerazioni, ma questa altro non è che un insulto…
È curioso che il tribunale di Bologna abbia archiviato in meno di un mese una denuncia per diffamazione presentata contro gli autori del Lexicon dall’Agedo (l’associazione dei genitori e degli amici degli omosessuali). La Giustizia non è poi così lenta!
In questo clima di tolleranza, a meno di una settimana dall’uscita di Ratzinger, Michele Bellomo, organizzatore del Gay Pride di Bari, dopo un anno di vita con la scorta, il primo giorno senza agenti al seguito è stato aggredito e massacrato di botte. Con lunga degenza in ospedale.
Ce n’è abbastanza per dire basta!
E per dire basta all’intolleranza e alla violenza, sia quella praticata che quella subdola delle parole, servono passi concreti.
Jonathan porterà una richiesta al nuovo Sindaco di Pescara, Luciano D’Alfonso.
Chiederemo al Sindaco di istituire, come è avvenuto in altre città, un Registro delle coppie di fatto.
Non scavalca le leggi e attiene alle facoltà del Comune. È un atto simbolico, ma può rappresentare una dichiarazione di uguaglianza laddove (per esempio nell’assegnazione di alloggi pubblici), coppie di persone conviventi ma non sposate necessitano di un trattamento non discriminatorio.
Sappiamo di chiedere al Sindaco una cosa non facile, perché nella sua stessa coalizione vi sono posizioni opposte. Nei programmi elettorali di Rifondazione comunista era scritto “siamo tutte/i lesbiche e gay. Un becero conservatorismo vorrebbe garantire alla sola famiglia tradizionale l’accesso alla casa e ai servizi. Coppie di fatto, etero ed omosessuali, giovani e non, ma anche anziani che scelgono di condividere il loro tempo, il loro spazio e le loro emozioni non sono cittadine e cittadini minori. Proponiamo il Patto locale civile e di solidarietà (con il Registro delle unioni civili), riconoscimento di eguali diritti per le cittadine e i cittadini che necessitano degli spazi essenziali di vita”.
Mentre la Margherita precisava: “L’impegno politico comune, in nome dello sviluppo giusto e solidale, con esponenti della cultura laica e con non credenti non può significare un affievolirsi dell’attenzione riservata ai temi della famiglia, sia pure nella sua accezione laica, affermata dall’art. 29 della Costituzione, che parla di “Società naturale fondata sul matrimonio” e che quindi non consente di parificare ad essa le unioni di fatto, né tanto meno le unioni omosessuali in particolare ai fini delle adozioni e della procreazione assistita” (ndr. Una citazione imprecisa sull’articolo 29. Ma, nell’imprecisione, tendenziosa).
Se però è vero che, come dicono ormai molte inchieste, almeno il 5% della popolazione è omosessuale (e non crediamo che Pescara costituisca un’eccezione), chiediamo al Sindaco di fare un importante (e coraggioso) gesto politico.