l 24 aprile 2006, Jonathan ha inviato una lettera al Presidente della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco, a tutti i Consiglieri e Assessori della Regione:
L’associazione Jonathan – Diritti in movimento è nata per difendere e promuovere il riconoscimento pieno dei diritti all’emotività, all’affettività e a una sessualità serena all’interno di una società, locale e nazionale, libera da modelli precostituiti e preconcetti.
Il diritto all’emotività e alla sessualità è stato ed è tutt’ora negato in maniera tentacolare, multiforme ed estesa. Gli e le omosessuali, i e le transessuali, così come tutte le soggettività sessuali cosiddette minoritarie, sono ancor oggi oggetto di discriminazioni che vanno dall’esclusione della fruizione di alcuni diritti fino all’autocensura, e spesso portano alla disperazione e alla marginalizzazione. E da sempre, purtroppo, le discriminazioni portano anche alla violenza e all’aggressione verso gli altri, verso se stessi, e alle volte anche alla morte.
Un esempio: nei mesi passati c’è stata in tutta Italia una vivace discussione sull’istituzione di una regolamentazione delle coppie di fatto (anche omosessuali), i PACS, i nuclei di convivenza o come meglio si vuole chiamarli: ma troppo spesso la questione si è trasformata in un dibattito polemico pro o contro gli omosessuali o l’omosessualità più in genere.
Se il centro-destra sembra essere impegnato in una campagna mediatica per la diffusione di un panico morale rivolto contro il popolo glbt e rifiuta qualsiasi dialogo, il centro-sinistra, molto pallidamente, accenna delle tiepide aperture, con molte riserve.
Se la politica nazionale procede con molta lentezza, già da tempo, invece, molte regioni si sono adeguate a legislazioni più europee: Valle d’Aosta, Toscana, Umbria, Emilia Romagna, Campania, Lazio, Puglia… non solo hanno tutte riconosciuto, in un modo o nell’altro, i nuclei familiari formati da due cittadini dello stesso sesso legati da rapporti di affettività, ma hanno anche provveduto a prendere una netta presa di posizione contro le discriminazioni, di qualunque tipo esse siano, e dunque anche quelle legate alle questioni di genere e orientamento sessuale. Ci piace ricordare lo Statuto della Regione Emilia Romagna che riconosce “la pari dignità sociale della persona, senza alcuna discriminazione per ragioni di genere, di condizioni economiche, sociali e personali, di età, di etnia, di cultura, di religione, di opinioni politiche, di orientamento sessuale”, e anche quello della Regione Toscana che rifiuta “ogni forma di xenofobia e di discriminazione legata all’etnia, all’orientamento sessuale e a ogni altro aspetto della condizione umana e sociale”.
Alcuni di questi statuti sono stati impugnati dal Governo e trasmessi alla Corte Costituzionale perché accusati di incostituzionalità, ma visto che tutti i ricorsi sono stati respinti, si possono ritenere legittime quelle deliberazioni, a dimostrazione che fa un errore chiunque voglia utilizzare la Costituzione come arma e giustificazione per negare i diritti.
Ricordiamo quanto dichiarato dal presidente della Margherita Toscana, nel momento dell’approvazione del nuovo statuto: «La Toscana ha un nuovo Statuto che dà più forza ai nuovi diritti di cittadinanza innestati saldamente nei principi costituzionali.»
Inoltre, è notizia di questi giorni la bocciatura in Commissione Statuto dell’emendamento riguardante “il riconoscimento delle altre forme di stabile convivenza affettiva” e ci rammarichiamo che, ancora una volta, venga evocato lo spettro di una immotivata e indistinta “seria minaccia per il valore fondamentale rappresentato dalla famiglia naturale”. I dati raccolti nei paesi dove le coppie omosessuali hanno già avuto riconoscimento giuridico, mostrano che non c’è stata alcuna crisi delle famiglie eterosessuali e cattoliche e quindi, dimostrano chiaramente che tali “minacce alla famiglia naturale” sono una pura fantasia di coloro che vogliono discriminare alcuni cittadini, togliendo loro dei diritti che la Costituzione garantisce a tutti, senza distinzione.
Memori del Suo impegno in campagna elettorale, Le chiediamo che venga dato riconoscimento pieno a questi diritti, non in una semplice legge regionale, che potrebbe essere abrogata o capovolta dalle alterne fortune dell’avvicendamento politico, ma nello stesso Statuto che la Regione Abruzzo si accinge a ridefinire. Sarebbe un gran bel segno di civiltà, libertà e speranza se nello statuto della Regione Abruzzo trovassero cittadinanza sia il riconoscimento delle coppie omosessuali che azioni efficaci contro le discriminazioni.
Chiediamo, di conseguenza, di parlare direttamente con Lei e con chi vorrà ascoltarci, per meglio coordinare gli sforzi comuni verso l’affermazione dei diritti laici dei cittadini.
PorgendoLe i nostri migliori saluti, Le auguriamo buon lavoro.
Il diritto all’emotività e alla sessualità è stato ed è tutt’ora negato in maniera tentacolare, multiforme ed estesa. Gli e le omosessuali, i e le transessuali, così come tutte le soggettività sessuali cosiddette minoritarie, sono ancor oggi oggetto di discriminazioni che vanno dall’esclusione della fruizione di alcuni diritti fino all’autocensura, e spesso portano alla disperazione e alla marginalizzazione. E da sempre, purtroppo, le discriminazioni portano anche alla violenza e all’aggressione verso gli altri, verso se stessi, e alle volte anche alla morte.
Un esempio: nei mesi passati c’è stata in tutta Italia una vivace discussione sull’istituzione di una regolamentazione delle coppie di fatto (anche omosessuali), i PACS, i nuclei di convivenza o come meglio si vuole chiamarli: ma troppo spesso la questione si è trasformata in un dibattito polemico pro o contro gli omosessuali o l’omosessualità più in genere.
Se il centro-destra sembra essere impegnato in una campagna mediatica per la diffusione di un panico morale rivolto contro il popolo glbt e rifiuta qualsiasi dialogo, il centro-sinistra, molto pallidamente, accenna delle tiepide aperture, con molte riserve.
Se la politica nazionale procede con molta lentezza, già da tempo, invece, molte regioni si sono adeguate a legislazioni più europee: Valle d’Aosta, Toscana, Umbria, Emilia Romagna, Campania, Lazio, Puglia… non solo hanno tutte riconosciuto, in un modo o nell’altro, i nuclei familiari formati da due cittadini dello stesso sesso legati da rapporti di affettività, ma hanno anche provveduto a prendere una netta presa di posizione contro le discriminazioni, di qualunque tipo esse siano, e dunque anche quelle legate alle questioni di genere e orientamento sessuale. Ci piace ricordare lo Statuto della Regione Emilia Romagna che riconosce “la pari dignità sociale della persona, senza alcuna discriminazione per ragioni di genere, di condizioni economiche, sociali e personali, di età, di etnia, di cultura, di religione, di opinioni politiche, di orientamento sessuale”, e anche quello della Regione Toscana che rifiuta “ogni forma di xenofobia e di discriminazione legata all’etnia, all’orientamento sessuale e a ogni altro aspetto della condizione umana e sociale”.
Alcuni di questi statuti sono stati impugnati dal Governo e trasmessi alla Corte Costituzionale perché accusati di incostituzionalità, ma visto che tutti i ricorsi sono stati respinti, si possono ritenere legittime quelle deliberazioni, a dimostrazione che fa un errore chiunque voglia utilizzare la Costituzione come arma e giustificazione per negare i diritti.
Ricordiamo quanto dichiarato dal presidente della Margherita Toscana, nel momento dell’approvazione del nuovo statuto: «La Toscana ha un nuovo Statuto che dà più forza ai nuovi diritti di cittadinanza innestati saldamente nei principi costituzionali.»
Inoltre, è notizia di questi giorni la bocciatura in Commissione Statuto dell’emendamento riguardante “il riconoscimento delle altre forme di stabile convivenza affettiva” e ci rammarichiamo che, ancora una volta, venga evocato lo spettro di una immotivata e indistinta “seria minaccia per il valore fondamentale rappresentato dalla famiglia naturale”. I dati raccolti nei paesi dove le coppie omosessuali hanno già avuto riconoscimento giuridico, mostrano che non c’è stata alcuna crisi delle famiglie eterosessuali e cattoliche e quindi, dimostrano chiaramente che tali “minacce alla famiglia naturale” sono una pura fantasia di coloro che vogliono discriminare alcuni cittadini, togliendo loro dei diritti che la Costituzione garantisce a tutti, senza distinzione.
Memori del Suo impegno in campagna elettorale, Le chiediamo che venga dato riconoscimento pieno a questi diritti, non in una semplice legge regionale, che potrebbe essere abrogata o capovolta dalle alterne fortune dell’avvicendamento politico, ma nello stesso Statuto che la Regione Abruzzo si accinge a ridefinire. Sarebbe un gran bel segno di civiltà, libertà e speranza se nello statuto della Regione Abruzzo trovassero cittadinanza sia il riconoscimento delle coppie omosessuali che azioni efficaci contro le discriminazioni.
Chiediamo, di conseguenza, di parlare direttamente con Lei e con chi vorrà ascoltarci, per meglio coordinare gli sforzi comuni verso l’affermazione dei diritti laici dei cittadini.
PorgendoLe i nostri migliori saluti, Le auguriamo buon lavoro.