Martedì 21 ottobre 2003, Jonathan ha inviato al Sindaco, Assessori e Consiglieri del Comune di Pescara la lettera che segue:
L’associazione Jonathan, alla quale aderiscono prevalentemente persone omosessuali, è nata a Pescara per difendere e promuovere il Diritto all’affettività.
Le persone omosessuali sono oggetto di molte forme di discriminazione, che giungono spesso anche alla violenza. Gli esempi sono molti. Uno recente, accaduto a Bari all’inizio di agosto, riguarda Michele Bellomo che, il giorno in cui la sua scorta è stata sospesa, è stato aggredito con tanta pesantezza da essere ospedalizzato. Michele Bellomo, minacciato in quanto portavoce dell’edizione 2003 del Gay pride, per quasi un anno aveva vissuto con la polizia al seguito.
Jonathan, come altre associazioni e come molti cittadini, si è attivata nella raccolta di firme a sostegno del Patto civile di solidarietà, finalizzato al riconoscimento delle unioni tra omosessuali e non. Sarebbe un passo davvero importante.
Queste unioni, oggi non riconosciute per legge, sono fondate su affetti profondi, a volte anche su necessità, comunque su una profonda vicinanza umana.
Ci chiediamo: perché due persone omosessuali che si amano e convivono non possono avere garanzie analoghe a quelle di chi può unirsi in matrimonio?
E questo vale anche per due persone anziane, che decidono di convivere non solo per affetto ma anche per solidarietà.
Le discriminazioni verso costoro divengono evidenti in caso di necessità. Quando, per esempio, due persone intendono accedere a un alloggio pubblico.
O in caso di malattia, o morte. Qui tutti i diritti vengono violentemente meno.
Noi crediamo che il riconoscimento delle unioni civili sia un atto di profondo rispetto verso forme di convivenza fondate esclusivamente sull’affetto e sulla solidarietà e che, come tali, e ipocrita considerare nocive o innaturali.
Non potendo sottrarci a recenti considerazioni riguardanti le posizioni espresse da parte della Chiesa (anche se non condivise e contrastate da altra parte della stessa Chiesa), affermiamo con convinzione che il riconoscimento delle unioni civili sarebbe una scelta di civiltà che non sminuirebbe il valore del matrimonio.
Al Sindaco e alla Città di Pescara avanziamo una precisa richiesta: che si istituisca un Registro delle unioni civili.
Lo hanno fatto Arezzo, Bolzano, Ferrara, Perugia, Pisa, Terni. Solo per citare alcuni capoluoghi. Ma anche tante città minori. Molte hanno approvato documenti di indirizzo che porteranno presto all’istituzione di un Registro.
L’utilità dello stesso risiede, per le persone che vi si iscrivono, nella possibilità di accedere, almeno in ambito locale, alle stesse forme di sostegno garantite a coppie di persone unite nel matrimonio tradizionale (per esempio, relativamente agli alloggi pubblici).
Ma c’è di più: soprattutto le persone omosessuali necessitano di un riconoscimento circa la loro non estraneità dalla comunità. E l’istituzione di un Registro delle unioni civili è un segnale forte e chiaro, che aiuterà molte persone a non marginalizzarsi, a vivere più serenamente.
“La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così, l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti”. Questo recita, all’articolo IV, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789. È un principio indiscutibile per chiunque creda nella democrazia.
Chiediamo se è accettabile, in una comunità fondata sui principi della democrazia, che a persone dello stesso sesso, legate in un qualsiasi rapporto affettivo, si impongano limitazioni di diritti che ad altri sono naturalmente garantiti.
Sappiamo quanto un argomento come quello delle unioni tra persone omosessuali possa trovare divisioni. Ma vi chiediamo di essere coscienti di quanto possa essere importante, per una parte dei Cittadini di Pescara, il fatto che la Città, così come è nella sua facoltà e come hanno fatto altre Città italiane, istituisca autonomamente un Registro delle coppie di fatto ai fini del riconoscimento di alcuni diritti garantiti alle coppie unite da matrimonio.
Vi chiediamo di esprimervi su questa richiesta.
Le persone omosessuali sono oggetto di molte forme di discriminazione, che giungono spesso anche alla violenza. Gli esempi sono molti. Uno recente, accaduto a Bari all’inizio di agosto, riguarda Michele Bellomo che, il giorno in cui la sua scorta è stata sospesa, è stato aggredito con tanta pesantezza da essere ospedalizzato. Michele Bellomo, minacciato in quanto portavoce dell’edizione 2003 del Gay pride, per quasi un anno aveva vissuto con la polizia al seguito.
Jonathan, come altre associazioni e come molti cittadini, si è attivata nella raccolta di firme a sostegno del Patto civile di solidarietà, finalizzato al riconoscimento delle unioni tra omosessuali e non. Sarebbe un passo davvero importante.
Queste unioni, oggi non riconosciute per legge, sono fondate su affetti profondi, a volte anche su necessità, comunque su una profonda vicinanza umana.
Ci chiediamo: perché due persone omosessuali che si amano e convivono non possono avere garanzie analoghe a quelle di chi può unirsi in matrimonio?
E questo vale anche per due persone anziane, che decidono di convivere non solo per affetto ma anche per solidarietà.
Le discriminazioni verso costoro divengono evidenti in caso di necessità. Quando, per esempio, due persone intendono accedere a un alloggio pubblico.
O in caso di malattia, o morte. Qui tutti i diritti vengono violentemente meno.
Noi crediamo che il riconoscimento delle unioni civili sia un atto di profondo rispetto verso forme di convivenza fondate esclusivamente sull’affetto e sulla solidarietà e che, come tali, e ipocrita considerare nocive o innaturali.
Non potendo sottrarci a recenti considerazioni riguardanti le posizioni espresse da parte della Chiesa (anche se non condivise e contrastate da altra parte della stessa Chiesa), affermiamo con convinzione che il riconoscimento delle unioni civili sarebbe una scelta di civiltà che non sminuirebbe il valore del matrimonio.
Al Sindaco e alla Città di Pescara avanziamo una precisa richiesta: che si istituisca un Registro delle unioni civili.
Lo hanno fatto Arezzo, Bolzano, Ferrara, Perugia, Pisa, Terni. Solo per citare alcuni capoluoghi. Ma anche tante città minori. Molte hanno approvato documenti di indirizzo che porteranno presto all’istituzione di un Registro.
L’utilità dello stesso risiede, per le persone che vi si iscrivono, nella possibilità di accedere, almeno in ambito locale, alle stesse forme di sostegno garantite a coppie di persone unite nel matrimonio tradizionale (per esempio, relativamente agli alloggi pubblici).
Ma c’è di più: soprattutto le persone omosessuali necessitano di un riconoscimento circa la loro non estraneità dalla comunità. E l’istituzione di un Registro delle unioni civili è un segnale forte e chiaro, che aiuterà molte persone a non marginalizzarsi, a vivere più serenamente.
“La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così, l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti”. Questo recita, all’articolo IV, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789. È un principio indiscutibile per chiunque creda nella democrazia.
Chiediamo se è accettabile, in una comunità fondata sui principi della democrazia, che a persone dello stesso sesso, legate in un qualsiasi rapporto affettivo, si impongano limitazioni di diritti che ad altri sono naturalmente garantiti.
Sappiamo quanto un argomento come quello delle unioni tra persone omosessuali possa trovare divisioni. Ma vi chiediamo di essere coscienti di quanto possa essere importante, per una parte dei Cittadini di Pescara, il fatto che la Città, così come è nella sua facoltà e come hanno fatto altre Città italiane, istituisca autonomamente un Registro delle coppie di fatto ai fini del riconoscimento di alcuni diritti garantiti alle coppie unite da matrimonio.
Vi chiediamo di esprimervi su questa richiesta.